Viabilità e parcheggi
Un primo nodo da sciogliere riguarda la mobilità, l’accessibilità e la sosta. La mobilità riguarda gli spostamenti all’interno del territorio comunale; l’accessibilità si riferisce al traffico di gravitazione sul capoluogo; la sosta, ovviamente, significa parcheggi. Governare il sistema della mobilità di Trento è oggettivamente difficile per almeno due ragioni: una riguarda la sua distribuzione territoriale (e funzionale) fra nord e sud, con vaste digressioni verso la collina est: un corridoio stretto (molto) e lungo (molto), nel quale passano la viabilità ordinaria, una tangenziale obsoleta, l’autostrada del Brennero, la ferrovia del Brennero e la ferrovia Trento/Malé, l’Adige; l’altra ragione riguarda la natura, la provenienza e le motivazioni degli spostamenti interni al territorio comunale, che sono in gran parte concentrati in determinate fasce orarie in ingresso e in uscita (risentendo in maniera significativa del pendolarismo, cioè dell’accessibilità) e soprattutto fanno uso del mezzo privato in condizioni di sottoutilizzo. Questo quadro determina alcuni effetti paradossali. Più ci si avvicina al centro e più, negli orari di inizio e fine lavoro (al mattino si aggiunge anche l’inizio delle scuole), la situazione è congestionata, più i tempi di percorrenza si allungano, più i mezzi pubblici ritardano, più la sosta diventa un miraggio, peraltro costoso. Se avessimo la bacchetta magica l’avremmo già usata, non è questo il punto. Però, in attesa che un’ideale lancetta del tempo faccia trascorrere gli anni necessari per realizzare gli investimenti programmati (e di andare in Bondone in un quarto d’ora o a Monaco di Baviera in 3 ore), credo che lungo un asse temporale diverso – la lancetta dei mesi – si dovrebbero sperimentare forme di regolazione della mobilità che, in un quadro di interdipendenze che consideri sia la domanda, sia l’offerta di spostamenti, promuova un decongestionamento lungo le direttrici di traffico e negli orari di maggiore criticità. Adesso, e per i prossimi anni, il problema non è quello di attraversare il Brennero, ma di andare a Povo… Il Comune di Trento ha dato l’esempio, ma crediamo che si debba lavorare per generare un impatto maggiore: pensando, fra l’altro, a forme di tariffazione differenziata non solo in ragione della distanza dal centro, ma anche dell’orario; a gratuità o premialità anche consistenti per chi sceglie il mezzo pubblico o la bicicletta o la condivisione del mezzo privato; a un potenziamento sostanziale del lavoro da remoto; al coinvolgimento di altri soggetti attrattori di traffico (scuole, Azienda sanitaria, Provincia); a un accordo con i comuni dell’area vasta di gravitazione per intercettare e rimodulare quote di spostamenti (ad esempio, con la garanzia del posto in asilo-nido a condizioni economiche favorevoli per genitori che si impegnano a non venire al lavoro in automobile). Il trasporto pubblico, contrariamente a quanto sostengono le narrazioni prevalenti, non è “la” soluzione, perché, oltre a costi crescenti, si scontra inevitabilmente con la difficoltà di reperimento di personale e in ogni caso, se costretto a “inseguire” gli orari di punta, rischia di diventare paradossalmente esso stesso parte del problema.