Trento: una città sicura?

Un secondo nodo critico riguarda la sicurezza della città. Il problema non è di destra o di sinistra: è un problema e basta. Negli anni, il Comune ha messo in atto numerose iniziative per dare forma al disordine e per mitigarne l’impatto. Anche qui però è necessario comprendersi. Nessuno mette in dubbio la complessità dei problemi, né l’impossibilità di fronteggiare comportamenti che non costituiscono reati con strumenti penali. Senza considerare che gli stessi strumenti penali si sono mostrati poco efficaci come deterrente. Rimane il fatto che certe zone, a Trento, sono diventate invivibili e off limits. La nostra idea di una città sicura non è quella di un regime di polizia, ma quella di un luogo nel quale sia “semplicemente” possibile tornare a casa senza dover assistere a risse, accoltellamenti, furti, spaccio, maleducazione, degrado: situazioni legate, fuor di metafora, al mercato della droga. Si può obiettare che se esiste un’offerta è perché esiste una domanda, ma questo non giustifica alcun fatalismo, né tantomeno il rituale del passaggio del cerino acceso tra diversi livelli istituzionali. Il salto di specie nelle attività di prevenzione, di repressione e di contrasto potrà avvenire, crediamo, solo da un rinnovato dialogo tra differenti livelli istituzionali che dovrà essere costantemente monitorato nei suoi esiti e comunicato in maniera tempestiva, puntuale e trasparente.